Da San Giorio di Susa, dove siamo in vacanza, per il nostro ultimo giorno (nonchè il primo dopo due giornate di pioggia) avevo “tenuto da parte” la gita a Novalesa, distante circa 40 minuti. Volevo infatti visitare l’Abbazia – che in questo periodo apre al pubblico per le visite guidate solo il sabato e la domenica – per poi proseguire alla ricerca delle cascate.
Ci dirigiamo così verso Novalesa, seguiamo le indicazioni per l’Abbazia e posteggiamo in un ampio spazio sterrato sulla destra, ben segnalato come “unico posteggio per l’ Abbazia”, e comunque facilmente individuabile perchè si trova subito prima di un ponte di ferro.

Dal parcheggio camminiamo, passando sul ponte, su strada asfaltata per 500 mt, alla nostra sinistra la campagna, a destra il bosco. Pochi minuti e siamo all’ingresso.


La visita guidata dell’Abbazia, con una volontaria preparata e gentile, ci permette di conoscere le vicissitudini di questo posto così bello e di esplorarne una piccola parte, restando invece interdetti al pubblico gli edifici in ristrutturazione e quelli adibiti a residenza dei monaci benedettini che tutt’oggi vi abitano.
La sua fondazione risale al 726 d. C., quando ad essere eretta fu soltanto la chiesa che vediamo subito all’ingresso.
In una posizione geografica strategica, a controllo del valico del Moncenisio, essa visse periodi di splendore alternati a periodi di abbandono. I sovrani franchi Pipino il Breve e Carlo Magno, ad esempio, furono generosi nelle donazioni volte a ingrandire il monastero con foresterie e dormitori di cui lo stesso Carlo Magno usufruì più volte ma destinati anche ad ospitare viaggiatori illustri. I saraceni invece, provenienti dalla Spagna prima e quindi dalla Provenza, la saccheggiarono brutalmente e la incendiarono nel 906.
L’Abbazia fu ricostruita nella prima metà dell’XI secolo e nuovamente affidata ad un gruppo di monaci che si occuparono di restaurarla e di farla rivivere finchè, dopo essere stata nuovamente abbandonata a metà del 1800 e addirittura messa all’asta e trasformata in stabilimento termale prima e colonia di vacanza poi, è stata acquistata dalla Provincia di Torino nel 1972 e da allora restituita ai visitatori e alla sua originaria destinazione di lavoro, studio e preghiera.

Finita la visita, è ora di andare alla ricerca delle cascate!
Per le prime due, la cascata Primo Salto ( o Cascata del rio Bard o Coda di Cavallo) e la cascata Secondo Salto, torniamo al parcheggio. In fondo allo spiazzo ha infatti inizio un sentiero pianeggiante nel bosco che, dopo pochi minuti, arriva ad un bivio.
Consiglio di prendere a destra la strada che sale per una decina di minuti, anche un po’ ripida. In cima – infatti – si trova il Secondo Salto, un angolo incantevole dove il ruscello forma delle pozze in cui poter bagnare i piedi.
Quando i ragazzi hanno finito di sguazzare, ridiscendiamo fino al bivio e riprendiamo il sentiero iniziale, quindi girando a destra. Pochi minuti ancora in piano e si apre alla nostra vista la casata Primo Salto o del Rio Bard
Anche qui è possibile mettere i piedi in acqua (non più di questo) e c’è anche qualche masso più largo e piatto dove qualcuno prende il sole.
A piedi scalzi, o mettendo le scarpe a bagno, guaderemo poi il fiume per proseguire il sentiero e chiudere l’anello che sbuca sulla strada asfaltata subito dopo il ponte di ferro.
Naturalmente l’anello può essere percorso anche al contrario. In questo caso dal parcheggio si passa sul ponte, si imbocca il sentiero segnalato sulla destra, si prosegue per qualche minuto e si incontra la Cascata Primo Salto. Guadato il fiume si cammina ancora in piano fino al bivio, si prende a sinistra in salita fino al Secondo Salto, poi una volta tornati giù al bivio di prosegue sul sentiero principale fino a ritrovarci nel parcheggio.
Ripresa l’auto, andiamo alla ricerca delle altre due cascate. Per farlo seguiamo le indicazioni per il paese di Novalesa, prendiamo la strada principale in salita e in cima giriamo a destra su via Roma, che dopo un breve tratto porta fuori dall’abitato e ad un ampio spiazzo sterrato dove lasciare la macchina.
Anche qui abbiamo a disposizione un sentiero ad anello.
La prima opzione è quella di affidarci alla segnaletica che indica, alla base del parcheggio, il sentiero per le cascate. La strada è chiusa da una sbarra ma, almeno io ho pensato così, il divieto di accesso riguardava i mezzi a motore.


Un facile sentiero quasi in piano attraversa campi sui quali potersi anche fermare per un pic nic, e termina su un piccolo spiazzo affacciato sulla prima delle due cascate “gemelle”, la cascata del rio Claretto.
E’ altissima, salta da molto più in alto rispetto a noi e precipita più in basso. Un sentierino stretto ma abbastanza agevole ci permette di arrivare giù, proprio dove rimbomba più forte e non bagnarsi è impossibile. Il fragore è assordante.


Quando riusciamo a staccarci, proseguiamo a destra e subito troviamo la cascata sorella, quella del torrente Mardarello, certo meno spettacolare ma ammirarle in coppia da breve distanza è molto bello

A questo punto basta lasciarci il sito alle spalle e proseguire sul sentiero per tornare al parcheggio.
- Il percorso può essere intrapreso anche in senso opposto. Dal fondo del parcheggio arriveremo presto alla cascata del torrente Mardarello, poi tenendo a sinistra giungeremo a quella del rio Claretto. A quel punto la discesa tra i prati sbucherà in qualche minuto alla sbarra che chiude la strada al traffico.
La nostra giornata termina con un giretto per il borgo di Novalesa, per poi fare rientro “alla base”, stanchi ma con gli occhi pieni di bellezza.