Durante la nostra piccola vacanza in val Susa non potevamo non dedicare un pomeriggio a visitare la città che di questa valle – che ne porta il nome – rappresenta il cuore.
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Le origini di Susa si perdono nella storia.
Nel 500 a.C., quando città come Aosta e Torino non erano ancora state fondate, in Susa esisteva una realtà celtica perfettamente organizzata;
Successivamente giunsero i Romani guidati da Giulio Cesare;
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476) iniziò per Susa un periodo di decadenza: verso la fine del V secolo la città divenne parte del Regno ostrogoto, con la fine guerra gotica divenne parte della Prefettura del pretorio d’Italia sino alla conquista da parte delle truppe di Alboino, che l’annessero al Regno Longobardo (570-774);
Nell’ VIII sec. fu conquistata da Carlo Magno, che sconfisse i Longobardi, ed ebbe inizio la dominazione franca;
Dopo la morte di Carlo Magno seguirono le invasioni ungare e saracene;
Poco prima dell’anno 1000 Susa era controllata dal marchese Arduino III di Torino: gli succedette il primogenito Manfredo che in seguito lasciò le redini al figlio Olderico Manfredi, padre della Contessa Adelaide;
Quando quest’ultima sposò Oddone di Savoia, il capostipite dei Savoia in Italia, fu sugellata l’unione delle due famiglie nobili, ovvero Savoia e Arduinici: sotto i Savoia Susa diventò provincia seguendo i destini del ducato. Infine, dopo l’Unità d’Italia del 1861, la provincia fu inglobata in quella di Torino.
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La tormentata storia della città è diretta conseguenza della sua collocazione strategica dal punto di vista viario, trovandosi Susa all’incrocio tra gli itinerari, sfruttati anche dalla Via Francigena, per i passi del Moncenisio – in direzione della Francia del Nord – del Monginevro in direzione di Francia del Sud e Spagna, e il Colle delle Finestre verso la confinante Val Chisone.
Ma è proprio grazie a questa travagliata storia che Susa è oggi una cittadina ricca di monumenti, vestigia del passato, che la rendono una meta culturale sicuramente interessante e piacevole.
Per partire alla sua “esplorazione” abbiamo lasciato la macchina nel parcheggio ampio e gratuito di Piazza Conte Oddone.
Con la piazza alle nostre spalle, abbiamo seguito le indicazioni per l’Anfiteatro Romano e in pochi minuti ci siamo trovati all’ ingresso:

L ‘Anfiteatro Romano, che ha una forma ellittica di 45 mt per 37, veniva utilizzato per i combattimenti fra gladiatori. Risalente al II secolo d. C., è stato riscoperto e restituito ai visitatori nel 1961.


Riprendendo il nostro giro, seguiamo le indicazioni per la via Francigena e passiamo così davanti alla piccola chiesa barocca di Santa Maria delle Grazie, adibita a sacrario dei Caduti.

Con la chiesa alle spalle, siamo adesso ai piedi di una scalinata: saliamo pochi gradini e restiamo ad occhi spalancati sulla bellezza che ci troviamo di fronte:
prima l’ Acquedotto romano, o meglio le due arcate superstiti di un acquedotto romano del IV sec.


e subito dopo l’Arco di Augusto: risalente al I sec. a. C, si trova lungo l’antica Via Cozia, oggi conosciuta come Via delle Gallie e fu eretto in onore di Ottaviano Augusto, il primo imperatore romano (27 a.C. – 14 d.C. ).


Tra le rovine dell’Acquedotto e l’Arco di Augusto facciamo un salto nel medioevo e ritorno: entriamo un momento a dare uno sguardo al Castello della Contessa Adelaide (X sec.), che oggi ospita il Museo Civico.



Passati sotto l’Arco entriamo, è sulla nostra destra, nel piccolo Parco di Augusto, percorrendo il viale dedicato ai caduti delle due Guerre Mondiali e scendendo fino alla fontana e ai prati ben curati.

Si prosegue, in un susseguirsi di scoperte tutte a portata di mano l’una dall’altra: ecco Porta Savoia, meravigliosamente conservata tra un tratto di mura (III sec.) e la Cattedrale di San Giusto, in piazza Savoia, con la quale ci spostiamo di nuovo in epoca medievale: in stile romanico e neoromanico, la sua costruzione iniziò infatti nell’XI secolo


A questo punto noi abbiamo passeggiato ancora un po’ alla ricerca di una merenda e della tipica focaccia dolce segusina da portare a casa, tra le botteghe di via Rolando, il gelato in Piazza IV Novembre, il lungo Dora Abegg e la pedonale via Roma

Davvero una bella scoperta questo gioiellino di città, alla quale credo che abbiamo dato solo un arrivederci ad una prossima volta.
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